Più che cornici dispositivi espositivi
di Federico Florian
01.10.2019
L’Archivio Atelier Pharaildis Van den Broeck,
lo spazio milanese aperto la primavera scorsa,
raccoglie e preserva l’opera pittorica
dell’artista outsider belga: oltre 2mila dipinti
e altrettanti schizzi e disegni, mai esposti
prima, sono stati catalogati dalla curatrice
dell’Archivio Barbara Garatti nel tentativo di
comprendere e porre ordine ai prodotti di
un’attività creativa febbrile, cui la Van den
Broeck (1952-2014; nella foto) si dedicò
completamente ed esclusivamente nell’ultimo
ventennio della sua vita. Ex designer di moda
(collaborò con Versace), a metà anni ’90 la
Van den Broeck abbandona la produzione di
abiti per sperimentare la pittura.
Quest’autunno, un altro pittore, Andrea Kvas,
classe 1986, occupa temporaneamente
l’archivio-atelier di via Bragadino in
occasione della «Project Room» numero 3, la
serie espositiva che invita giovani artisti
(prima di lui Alessandro Roma e Giulio
Squillacciotti) a dialogare con il lavoro della
Van den Broeck. Fulcro di questo terzo
progetto è un elemento apparentemente
accessorio del dipinto: la cornice. E sono
proprio i disegni di cornici che Van den
Broeck immaginò per i propri dipinti (ma mai
realizzate) ad aver catalizzato l’attenzione
dell’artista triestino, il quale ha reinterpretato
e dato forma concreta ad alcuni di tali
bozzetti progettuali. Una decisione in linea
con la pratica di Kvas, per cui la pittura (il
quadro) è a tutti gli effetti un’espressione
scultorea (in quanto oggetto dipinto).