L’OFFICIEL ART
Archivio Pharaildis: intervista alla curatrice Barbara Garatti
Project Room, tre mostre che celebrano l’archivio-atelier
di Chiara Buoni
24.02.2019
L’Archivio Pharailidis Van den Broeck è nelle
sue mani dal 2015. Fare i conti con un
archivio così vasto significa anche saper
riconoscere differenze e analogie tra i diversi
lavori, volendo fare ordine. Ci sono dei
simboli sempre presenti?
Le opere di Pharailidis Van den Broeck sono
ricche di simboli e immagini che ritornano
costantemente durante tutti i vent’anni di
attività, si evolvono e cambiano ma
conservano una coerenza interna facilmente
apprezzabile. Inizialmente la possibilità di
trovare un ordine tra più di duemila dipinti su
tela o carta di giornale e altrettanti disegni,
schizzi, bozzetti, sembrava un miraggio. Dopo
più di tre anni sono riuscita, grazie al prezioso
supporto del marito Michele Sagramoso, a
definire una cronologia e a comprendere le
linee di sviluppo complessivo della sua opera.
Aby Warburg associava simboli e elementi di
diverse epoche artistiche, come se fosse
sempre sul punto di riesumare un’immagine
dimenticata. Succede qualcosa del genere
nell’archivio di Pharaildis? I simboli
dell’artista a quale elemento del passato
possono essere associati?