Barbara Garatti (Pagina 7)

Archivio Pharaildis: intervista alla curatrice Barbara Garatti
Project Room, tre mostre che celebrano l’archivio-atelier
di Chiara Buoni
24.02.2019

L’Archivio Pharailidis Van den Broeck è nelle
sue mani dal 2015. Fare i conti con un
archivio così vasto significa anche saper
riconoscere differenze e analogie tra i diversi
lavori, volendo fare ordine. Ci sono dei
simboli sempre presenti? 
Le opere di Pharailidis Van den Broeck sono
ricche di simboli e immagini che ritornano
costantemente durante tutti i vent’anni di
attività, si evolvono e cambiano ma
conservano una coerenza interna facilmente
apprezzabile. Inizialmente la possibilità di
trovare un ordine tra più di duemila dipinti su
tela o carta di giornale e altrettanti disegni,
schizzi, bozzetti, sembrava un miraggio. Dopo
più di tre anni sono riuscita, grazie al prezioso
supporto del marito Michele Sagramoso, a
definire una cronologia e a comprendere le
linee di sviluppo complessivo della sua opera.
Aby Warburg associava simboli e elementi di
diverse epoche artistiche, come se fosse
sempre sul punto di riesumare un’immagine
dimenticata. Succede qualcosa del genere
nell’archivio di Pharaildis? I simboli
dell’artista a quale elemento del passato
possono essere associati?

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Uomo abbraccia donna, 100 x 100 cm, acrilico su tela
Campo sportivo “inter”, 90 x 90 cm, acrilico su tela
Sono un tifoso, 80 x 80 cm, acrilico su tela
Donna inter con pallone, 70 x 70 cm, acrilico su tela
“Goal” (urlo), 60 x 60 cm, acrilico su tela
Un tiro leggero e buono, 50 x 50 cm, acrilico su tela
Goalkeeper, 40 x 40 cm, acrilico su tela
inv. PH791

Phara ha realizzato quest’opera poche
settimane prima di mancare, come regalo di
compleanno per il marito: è un omaggio
all’Inter e quindi alla grande passione di lui.
Si può considerare di fatto l’ultima opera
finita realizzata dall’artista in cui sono
introdotti ulteriori sviluppi linguistici e
concettuali. Si tratta infatti di sette tele
quadrate tutte di dimensioni diverse e
raffiguranti forme ormai totalmente astratte
(forse simboliche o comunque allusive); la
tavolozza è ridotta a soli cinque colori puri
identificativi della squadra e del campo da
calcio (nero/azzurro/giallo e bianco/verde).
Ognuna di queste tele ha un titolo diverso
che evoca un atto di un’ipotetica partita di
calcio. Purtroppo non rimangono molti
esempi di come Pharaildis Van den Broeck
avrebbe allestito le sue opere in spazi
pubblici, questo lavoro è uno dei pochi di cui
sappiamo come l’artista avrebbe voluto
vederlo esposto: la tela più grande appesa al
soffitto e le altre su due pareti una in fronte
all’altra. Questa scelta allestiva fa pensare
alla disposizione degli spettatori in uno
stadio, con il campo al centro e le due
tifoserie avversarie a fronteggiarsi: il tempio
del calcio in cui, come spiega Marc Augé,
«per la prima volta nella storia dell’umanità,
a intervalli regolari e a orari fissi, milioni di
individui si sistemano […] per assistere e, nel
senso pieno del termine, partecipare alla
celebrazione dello stesso rituale.»*

*Marc Augé, Football. Il calcio come
fenomeno religioso
(2016, EDB), p. 6-7

200 x 300 cm, acrilico su carta di giornale su tela, inv. PH781

La carta di giornale è un materiale mutevole
di per sè, ma l’utilizzo che ne fa Phara ne
valorizza ancora di più immagini,
consistenza fisica e pittoricità. In
quest’opera del 2013 l’intera superficie è
ricoperta da una fitta trama di strisce di
giornale a creare un pattern uniforme e
vibrante. Da questo campo emergono figure
simboliche realizzate con lo stesso materiale
applicato a creare un basso rilievo. Si tratta
di una delle opere più enigmatiche
dell’artista poiché raccoglie gran parte degli
elementi presenti nella sua produzione
precedente in una composizione ordinata:
ideogrammi di un alfabeto o pedine di una
scacchiera pronti per un gioco le cui regole
rimangono sconosciute.

100 x 80 cm, acrilico su carta di giornale su tela, inv. PH447

Il desiderio di sperimentare costantemente
nuove tecniche spinge Phara a combinare
sulla tela gli esiti delle ricerche sia sulla
pittura acrilica sia sulla carta di giornale.
Nelle opere del 2013 i quotidiani non sono
più scelti per le immagini stampate che
raccolgono ma perchè le permettono di
introdurre una componente tridimensionale
all’interno dell’opera. Tagliato a sottili strisce
il supporto mediatico va idealmente a
comporre il corpo della cipolla, le pennellate
dense e decise ne sottolineato struttura e contorni.

217 x 120 cm, acrilico su tela, inv. PH181

Nel 2011 Phara realizza una serie di opere
dedicate alle figure dell’arte (il pittore, il
gallerista, il poeta…) tutte caratterizzate da
una tavolozza bruna, uno stile grafico e una
composizione che ricorda i cicli tradizionali
degli uomini illustri. In Cornice non
vediamo una figura umana ma appunto la
cornice che contiene il quadro, elemento
ricorrente nella maggior parte dei suoi
dipinti e al quale ha dedicato buona parte
della sua ricerca.